A.C. 1275, 141-210-216-306-432-1053
Presidente, onorevoli colleghi, quella che oggi ci troviamo a discutere non è una semplice sospensiva, ma è la rappresentazione plastica della fuga della maggioranza, come l'ha descritta il collega Fratoianni. La maggioranza di destra, posta di fronte a un tema reale, un tema che brucia sulla pelle dei cittadini, dei lavoratori e delle lavoratrici, un tema che il Governo non può coprire con i soliti artifici mediatici e con le fake news, messa di fronte a una proposta unitaria delle opposizioni, fugge, ma almeno abbiamo fermato il vostro proposito di votare l'emendamento soppressivo per cancellare questa nostra proposta.
Purtroppo per voi, però, dalla realtà non si può fuggire, dai 3 milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori che secondo l'Istat sono poveri, anche se lavorano, non si può scappare. Esiste una questione salariale enorme, in Italia, che non può essere ignorata, che non può essere sospesa, che non può essere rinviata. La povertà non va in vacanza, la povertà non conosce pause e la questione salariale attraversa e divide questo Paese, ruba il futuro e deprime le prospettive di crescita.
L'Italia è l'unico Paese europeo in cui negli ultimi decenni i salari, non solo, non sono aumentati, ma sono diminuiti di 3 punti percentuali. I dati di Svimez mostrano che al Sud un dipendente su quattro prende sotto i 9 euro all'ora e non potete nascondervi dietro a scuse o scaricando le responsabilità sugli altri, non potete sperare che qualcuno vi creda quando dite che avete bisogno di tempo per approfondire il tema. Quella sul salario minimo è stata la prima proposta di legge presentata dal Partito Democratico in questa legislatura e sono passati sette mesi da quando, in questa stessa Aula, avete votato contro le mozioni di tutte le opposizioni sul salario minimo, di tutte le opposizioni, e sono quattro mesi che in Commissione ascoltiamo gli esperti nelle audizioni ed è stata poi presentata una proposta unitaria delle opposizioni, dicevate di essere pronti, ma non vi vediamo pronti.
Se votate questa sospensiva, voi oggi voltate le spalle a quei tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori che hanno salari da fame, con paghe da 4 o 5 euro all'ora.
State dicendo loro: la vostra sofferenza non ci interessa, non ci riguarda, riparliamone dopo l'estate. Noi non ci stiamo, perché se ci fosse la volontà politica, da parte di questo Governo e di questa maggioranza, di far fare questo salto in avanti al Paese, alla dignità del lavoro, ci sarebbe stato tutto il tempo per approvare già oggi insieme questa nostra proposta. E l'abbiamo detto, siamo aperti al dialogo sul merito, ma non alle prese in giro e non ai rinvii sine die, oggi, che l'inflazione morde forte alle caviglie delle famiglie e non basta intervenire sul taglio del cuneo fiscale, che peraltro è temporaneo, mentre noi lo vorremmo strutturale. Gli studi dimostrano che per ottenere lo stesso effetto di aumento salariale del salario minimo attraverso il taglio del cuneo servirebbero molti miliardi e tutti a carico della fiscalità generale.
Bisogna, invece, affrontare a viso aperto il lavoro povero che voi fingete di non vedere; i lavoratori poveri ci sono e pur lavorando otto, nove o dieci ore al giorno non arrivano alla fine del mese, non riescono a pagare le bollette e l'affitto, non riescono a far fronte a una spesa sanitaria imprevista, rinunciano a curarsi, non sono in grado di programmare un futuro. Pensate a quella lavoratrice, cameriera in un albergo, che ha visto in questi anni aumentare di tre volte, triplicare, il costo delle stanze che pulisce, ma il suo salario è rimasto sempre al palo a 8 euro all'ora. Pensate a questi lavoratori.
Allora, la domanda è semplice per voi: perché continuate a far finta di non vederli, perché non parlate mai di precarietà e di lavoro povero, che colpisce ancora più duramente le donne e i giovani, in particolare al Sud di questo Paese? Come fai a costruirti un futuro dignitoso, a uscire di casa, come fai a fare una famiglia, se non riesci a mettere insieme il pranzo con la cena?
Come non si vede il nesso tra la crisi della natalità e la precarietà. Le opposizioni hanno unito le forze per dire, su questa proposta, due cose: rafforzare la contrattazione collettiva, facendo valere verso tutti i lavoratori e le lavoratrici di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative, vuol dire livellare verso l'alto e non certo verso il basso le retribuzioni, ma dire pure che sotto i 9 euro di minimo tabellare non si può andare, perché sotto quella soglia si calpesta la dignità del lavoro. Questo dice questa proposta.
Votatela insieme a noi, allora! È una proposta che contrasta i contratti pirata che non solo precarizzano il lavoro, ma sono un elemento di evidente concorrenza sleale verso quelle imprese che non cercano di aumentare la produttività sulla pelle di lavoratrici e lavoratori, strizzandoli fino all'osso. E voi che cosa volete fare? Abbiamo visto nel decreto 1° maggio che avete scelto di aumentare la precarietà, avete scelto di fare sconti alle grandi imprese energetiche, avete fischiettato sugli extra profitti, avete dilazionato i tempi di pagamento, avete tolto il reddito di cittadinanza, rendendo i poveri più poveri con un sms. Diciamo che nel mettervi seduti vi è caduta la maschera. Vi sbagliate, vi sbagliate di grosso, perché il lavoro povero esiste e lo vivono sulla pelle milioni di persone. Noi saremo al loro fianco; ogni giorno, in quest'Aula e nelle piazze, chiederemo alle cittadine e ai cittadini di portare avanti insieme questa battaglia con le altre opposizioni, per un salario giusto, per un salario dignitoso, contro lo sfruttamento di donne e uomini che lavorano in quella che è una Repubblica – ricordate? Avete letto la Costituzione? - che è fondata sul lavoro, sì, ma sul lavoro di qualità e dignitoso, non sullo sfruttamento.